Totò De Curtis biografia
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Antonio De Curtis

La vita privata di Antonio De Curtis

Antonio De Curtis, meglio noto come Totò, nasce a Napoli il 15 Febbraio 1898. Figlio di Anna ClementeGiuseppe De Curtis, nel 1933, viene adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiver. Da bambino ha la meningite e di questa dirà, non senza ironia, che “uccide o lascia stupidi”.

Totò cresce nel rione Sanità in condizioni economicamente difficili. Non dimostra grande interesse per gli studi e, dopo la licenza elementare, viene inviato in collegio dalla madre che lo vuole sacerdote. In questi anni, a causa di un pugno involontario da parte di un precettore, il suo viso acquisisce l’aspetto che ne farà la massima maschera comica italiana.

Negli anni della Prima Guerra Mondiale si arruola volontario nell’esercito Regio ma non parte in guerra per problemi di salute. Antonio De Curtis muore di infarto a Roma il 15 Aprile 1967. L’ultima compagna Franca scrive con Goffredo Fofi la biografia Totò: l’uomo e la maschera (1977).

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Le misure di Antonio De Curtis

Antonio De Curtis è alto 163 cm ed è di corporatura snella e nervosa. La sua maschera comica è tutt’uno con il suo viso, segnato dal naso e dal mento sbilenchi, e, con il suo corpo, snodato come quello di un burattino.

Gli amori di Antonio De Curtis

Negli anni dell’avanspettacolo Totò ha fama di essere un grande sciupafemmine, con una predilezione per le belle ballerine. Il primo grande amore di Totò è l’attrice e chanteuse Liliana Castagnola (1895-1930), conosciuta nel 1929. La storia è tempestosa, fatta di passione e gelosia, e si conclude tragicamente con il suicidio della donna. Totò ne rimarrà profondamente colpito e addolorato.

Dal matrimonio (1935-1939) con Diana Bandini Lucchesini Rogliani (1915-2006) nasce la figlia Liliana (1933), così chiamata proprio in ricordo dell’antico amore. Dal 1952 si lega all’attrice, giornalista e scrittrice Franca Faldini (1931-2016), che gli rimane accanto fino alla morte.

La carriera di Antonio De Curtis

Fatalmente attratto dalle luci del varietà, Antonio De Curtis entra nel mondo dello spettacolo fin da giovanissimo. Con lo pseudonimo di “Clerment”, dal 1913, si esibisce nei piccoli teatri di periferia ed entra in contatto con gli attori Eduardo e Peppino De Filippo e i musicisti Cesare Andrea Bixio e Armando Fragna. Si dedica poi alla commedia dell’arte e al varietà come capocomico di compagnie di avanspettacolo e di rivista.

Con San Giovanni decollato (1940) diretto da Amleto Palermi, Totò ottiene un successo personale di critica, e, di lì a poco, inizierà una carriera cinematografica incredibilmente lunga e prolifica, con quasi cento film e decine di battute celebri tra cui:

Signori si nasce e io lo nacqui, modestamente!

e

Ma mi faccia il piacere!

Tra i suoi film più famosi: Napoli milionaria (1950) di Eduardo De Filippo, Guardie e ladri (1951) di Mario Monicelli e Steno, L’oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica, Miseria e nobiltà (1954), I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, Uccellacci e uccellini (1966) e Che cosa sono le nuvole (1968), entrambi di Pier Paolo Pasolini.

Riguardo la sua filmografia meno raffinata, Totò dirà:

Ho girato diversi film mediocri, altri che erano veramente brutti, ma, dopo tutta la miseria patita in gioventù, non potevo permettermi il lusso di rifiutare le proposte scadenti e restarmene inattivo.

Celebri anche le sue apparizioni televisive ne Il Musichiere (1958) di Mario Riva e Studio Uno, (1965 e 1966) a fianco di Mina, e le sue interpretazioni canore, su cui spicca la canzone Malafemmena (1951).

Nonostante la grande popolarità, Totò non nasconde il rammarico per il mancato riconoscimento come attore a tutto tondo:

Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti in qualcosa, bisogna morire.

Totò e Peppino De Filippo

Oltre ad essere stato un attore dal talento eccezionale e dalla precisione quasi maniacale Totò era anche un grandissimo improvvisatore. Proprio per questo è stato sempre affiancato da artisti di grandissimo valore e caratura come Peppino De Filippo. Insieme hanno creato molte delle scene più divertenti e memorabili del cinema italiano attraverso una comicità spontanea, irriverente sì ma mai volgare. Come dimenticare le scene dei Fratelli Caponi che arrivano nella città di Milano e della lettera dettata nel film Totò, Peppino e la… malafemmina (1956) o quella dello spaccio della prima banconota falsa ne La banda degli onesti.

Grandi amici e legati da profondo rispetto riuscivano a dare alla luce sketch anche nella vita reale esorcizzando i momenti più difficili. Come esempio un aneddoto, raccontato dallo stesso Peppino, sulla visita di Totò nella sua casa sulla Nomentana:

A un certo punto, passeggiando, Totò portò la mano destra sugli occhi e tenendola curva a schermo contro il sole il cui riverbero troppo forte non gli faceva ben distinguere qualcosa che aveva attirato la sua attenzione, fissò un punto e disse: “Che d’è là?”.

“È il cimitero dei miei cani,” risposi. Si fermò all’istante. Guardò meglio, chiuse ancora meglio la mano sull’occhio destro a guisa di cannocchiale per meglio diaframmare la vista (quel poco che gli era rimasta) e lesse, lentamente decifrando ogni parola, una scritta, composta da me, scolpita su una delle dodici lapidette: “Tanto ti fui fedele o mio padrone, tanto t’ho amato e t’ho voluto bene, che son felice in questa eterna cuccia, come a dormir tra le tue care braccia. Finito di leggere si girò verso di me e tendendomi le braccia disse: “Damme nu bacio… m’è fatto chiagnere!”.

Ricambiai il gesto senza immaginare che quell’abbraccio caro e affettuoso tra noi due sarebbe stato l’ultimo.

Peppino De Filippo (Una famiglia difficile, Marotta, Napoli 1976)

Written by Fab

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