Francesco Guccini biografia
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Francesco Guccini

La vita privata di Francesco Guccini

Francesco Guccini nasce a Modena il 14 Giugno 1940 da Ferruccio Guccini, impiegato delle Poste e da Ester Prandi, casalinga. L’Italia entra in guerra e il padre viene chiamato alle armi. Francesco si trasferisce con la mamma nella casa dei nonni paterni a Pàvana, frazione di Sambuca Pistoiese, in Toscana.

La località dell’Appennino tosco-emiliano avrà un ruolo determinante nella formazione del mondo poetico del futuro artista, legato all’infanzia e alle origini contadine degli antenati, al fiume Limentra e al mulino appartenente alla famiglia.

Ricordi infantili

Guccini ricorda Pàvana nel suo primo romanzo Cròniche epafàniche, best seller 1989 della Feltrinelli e nelle canzoni La ballata degli annegati, Il frate, Radici, Amerigo, Black-out, Canzone di notte n.4.

Ehi notte, che mi arrivi di soppiatto
notte senza rumori e senza imprese.
ehi notte, che ti strusci come un gatto
contro gli angoli più oscuri del paese
ehi notte, che ti insinui in ogni anfratto,
notte pavanese.

Le città di Guccini

Finita la guerra, nel 1945 Francesco Guccini torna a Modena dove la famiglia si ricostituisce e si allarga con la nascita del fratello Pietro (1954-2011).

Ispiratrice del testo Piccola città, Modena rappresenta un luogo ostile, in cui vivere è oltremodo difficile, come racconta in Vacca d’un cane, suo secondo romanzo.

Modena è per me l’esilio da Pàvana e l’attesa di Bologna. Modena è mia nemica strana, la mia adolescenza, il periodo forse più tragico della mia vita perché nell’immediato dopoguerra le aspettative e le speranze erano tante e le possibilità di realizzarle quasi nulle.

La città è anche testimone della prima formazione musicale e culturale del cantautore, attratto dai temi sociali e politici sostenuti dalla sinistra negli anni Sessanta.

Francesco Guccini e l’amata Bologna

A Bologna Guccini si trasferisce nel 1960. Va a vivere nel rione della Cirenaica, in Via Paolo Fabbri 43, strada che dà il titolo al suo settimo album pubblicato nel 1976, compreso tra i cento dischi italiani più belli di ogni epoca, ventinovesimo nella lista stilata dal periodico statunitense Rolling Stone.

Il ritorno a Pàvena

Francesco Guccini risiede a Pàvena stabilmente da molti anni. Si dedica agli studi linguistici, a lessicografia, etimologia e dialettologia. Scrive romanzi gialli.

Ha perso interesse per la musica, non vuole neanche ascoltarla. Ha inciso L’ultima Thule nel 2012. Benché l’album abbia venduto centinaia di migliaia di copie e si sia aggiudicato due dischi di platino, è stato l’ultimo.

Una decisione irrevocabile

Intervistato dal conduttore televisivo Diego Bianchi, Francesco Guccini ha confermato di voler concludere la propria carriera musicale per dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Si è, tuttavia, mostrato aggiornato sui nuovi eventi musicali sostenendo che trova interessanti i testi di alcuni rapper, ad esempio Fabri Fibra e Caparezza.

A Pàvena il Maestro possiede uno studio di registrazione, un archivio di dischi in vinile. Qui ha portato la folta barba che non rasa dai tempi del viaggio in America, erano gli anni Settanta, e convive con la Paolina, la vegliarda gatta, prima uditrice dei suoi Talking blues.

La fine di un’epoca

Con l’uscita di scena di Francesco Guccini può dirsi conclusa l’epoca dei grandi cantautori italiani. Menestrello e cantastorie, Guccini si conferma uno dei simboli della canzone d’autore, entrata di diritto in ambito poetico-letterario.

Cos’hanno in comune Guccini e De André?

Come Fabrizio De André, Guccini ama la parola, è fine musicista, artista d’animo sensibile, pensatore profondo, innovatore, estimatore della musica classica innestata nella contemporanea cultura beat e nel rock.

Francesco vive di notte e dorme di giorno, come De André, si esibisce stando seduto e dissetandosi con vino, suona la chitarra, folk. Per i suoi spettacoli preferisce piccoli locali, balere e cantine. Dicono sia un poeta.

Segni distintivi

Voce baritonale inconfondibile, contraddistinta da nobile rotacismo, Guccini ha dato l’addio alla giovinezza e alle tipiche cantine di Bologna in cui si tirava notte con poche lire in tasca nel brano Canzone delle osterie di fuori porta.

Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta,
ma la gente che ci andava a bere fuori o dentro è tutta morta.

Il giudizio della critica

Quando saranno finalmente stabiliti i doverosi nessi tra letteratura e canzone, Francesco Guccini sarà tra i tre o quattro classici da studiare. I cantautori, di fronte a questo genere di discorsi, in genere si ritraggono, non si sa se per imbarazzo o perché gelosi di una forma espressiva effettivamente non comparabile con altre, non solo parola né solo musica. Ma in molti casi è il corpus della loro opera a inchiodarli: raccolti su carta, i versi di Guccini reggerebbero la dura prova della lettura “nuda” anche senza il formidabile supporto degli accordi, della ritmica e della melodia.

(Michele Serra)

Le misure di Francesco Guccini

Francesco Guccini è alto 192 cm. Alla sua statura non comune e al fatto di essersi diplomato all’istituto Magistrale di Modena, Francesco deve il suo soprannome “Il Maestrone”.

Ritratti e Ideali

Dotato di profonda e vasta cultura e fortemente impegnato in favore dell’arte, nel 2002 Francesco Guccini è stato insignito di una Laurea Honoris Causa in Scienze della Formazione.

Ritratti è l’album uscito nel 2004. In alcuni brani l’artista immagina di dialogare con Cristoforo Colombo e con Ulisse, personaggi classici legati al mito del viaggio, della sperimentazione e dell’avventura umane, proiettate verso orizzonti nuovi e sconosciuti.

Francesco e il “Che”

A Ernesto “Che” Guevara (1928- 1967) Francesco Guccini ha dedicato due canzoni, Stagioni (2000) e Canzone per il Che. La prima, iniziata nel giorno della morte del guerrigliero cubano, venne conclusa anni dopo: quella morte sembrò rappresentare la fine della speranza di poter vivere in un mondo migliore. La seconda esprime un messaggio di pacata fiducia: i popoli possono liberarsi dai regimi dittatoriali e ingiusti anche se il raggiungimento dell’obiettivo potrebbe comportare, purtroppo, il sacrificio della vita.

Gli amori di Francesco Guccini

Nel 2011 Francesco Guccini si è unito in matrimonio con Raffaella Zuccari, la donna con cui vive da molti anni. La cerimonia si è svolta a Mondolfo (Pesaro-Urbino) alla presenza di pochi invitati e dei familiari più stretti tra cui Teresa Guccini, la figlia del cantautore, protagonista della famosa Culodritto. La giovane, addetta stampa per un’agenzia di eventi musicali, è nata dalla relazione con Angela, ispiratrice dei brani Farewell e Quattro stracci.

In prime nozze Francesco aveva sposato Roberta Baccilieri, fidanzata storica e destinataria della canzone Vedi cara. Il matrimonio, avvenuto nel 1971 si concluse nel 1977.

La carriera di Francesco Guccini

Francesco Guccini esordisce nel 1958 come cantante e chitarrista in un complesso che ebbe vari nomi e trasformazioni: Hurricanes, Snakers e Gatti, di cui fece parte Victor Sogliani. Tornato a Bologna dopo aver svolto il servizio militare trovò il suo gruppo unito ai Giovani Leoni , il cui frontman era  Maurizio Vandelli, dal 1964 leader dell’ Equipe 84.

Guccini scrive i suoi primi grandi brani nel 1966. La canzone del bambino nel vento, nota come Auschwitz, i brani È dall’amore che nasce l’uomo e L’antisociale verranno portati al successo proprio dall’Equipe 84. Saranno i Nomadi ad interpretare E noi non ci saremo Dio è morto, testo “generazionale”, contestato e censurato, che resiste al tempo e alle ideologie grazie al valore universale del suo contenuto. Altri celebri brani, tra cui Una storia d’amore li scrive per Caterina Caselli e per Gigliola Cinquetti.

Folk beat n. 1 del 1967 è il primo album da solista di Francesco Guccini. Nel tempo si riapproprierà delle proprie creazioni artistiche, mettendosi in gioco in prima persona davanti al pubblico.

Esempio di concerto gucciniano

Esempio di un concerto gucciniano è il live tenutosi nel 1982 alla Televisione Svizzera Italiana RSI, in cui l’artista fece spettacolo insieme ad altri tre virtuosi della chitarra. Prima di cantare spiegò sinteticamente e con battute, motivi e significati dei singoli brani.

L’esibizione si aprì con Canzone per un’amica, continuò con Venezia, Il vecchio e il bambino, Canzone dei dodici mesi, Bisanzio, Bologna, Canzone di notte N°2, Un altro giorno è andato, La locomotiva.

Testi importanti, tratti spesso da vicende reali, che cantano di uguaglianza, giustizia sociale, libertà e anarchia, capaci di riempire stadi e piazze. Musica e parole che invitano a condividere questi versi:

Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera.

L’immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d’ intorno non c’era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo

I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l’anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati

I vecchi subiscono le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero

E il vecchio diceva, guardando lontano:
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori

e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell’uomo e delle stagioni”

Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”

Written by Magnetic2

2 Comments

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  1. Cosa si puo dire a un Uomo che possiede così tanta Sapienza e Saggezza..!!! Solo una cosa si può fare dinanzi a lui.. Che é quella di
    sbarrara gli occhi,saperlo ascoltare e chinare dinanzi a lui la Testa.!!!
    Reputo che sia uno dei Cantautori piu Poetici dei nostri tempi e i suoi testi resteranno per sempre nella Storia perché lui è Storia.

  2. Una poesia, come una canzone,deve creare delle emozioni, ma se una poesia è anche una canzone, e se questa poesia è cantata da Guccini , crea emozioni non descrivibili. Grazie di esserci..Maurizio

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