Alda Merini biografia
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Alda Merini

  • Data di nascita: 21 marzo 1931 (sabato)
  • Data di morte: 1 novembre 2009
  • Età: 93 anni
  • Segno zodiacale: Ariete
  • Professione: poetessa, Scrittrice
  • Titolo di studio: Laurea Honoris Causa in Teorie della Comunicazione e dei Linguaggi
  • Luogo di nascita: Milano
  • Luogo di morte: Milano

La vita privata di Alda Merini, le sue origini

Alda Merini è una straordinaria scrittrice, poetessa ed aforista italiana. La sua arte e la sua vita non possono essere descritte separatamente, Alda scrive di sé e di ciò che vede, di quello che prova e di chi le sta intorno, in un intreccio in cui poesia ed esistenza sono imprescindibili e incomprensibili l’ una senza l’ altra.

Nasce a Milano da una famiglia modesta, il padre è un dipendente in un’ agenzia di assicurazioni e la madre una casalinga, il 21 marzo 1931.

A primavera 

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

 

Dopo le scuole elementari frequenta i 3 anni di avviamento al lavoro e tenta di entrare al Liceo Manzoni, ma non riesce a superare la prova di italiano. Nel frattempo studia pianoforte, uno strumento che ama particolarmente.

A soli 15 anni esordisce come scrittrice, guidata da Giacinto Spagnoletti, critico e poeta, che oltre ad un amico è il primo a pubblicarla: nel 1950 esce Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949.

L’ ospedale psichiatrico

Nel 1947 appaiono “Le prime ombre della sua mente” e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano, dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare. 

Nel 1964 il secondo ricovero nell’ ospedale psichiatrico Paolo Pini, dove sta dal 1964 al 1972, fatta eccezione per alcuni ritorni in famiglia. Nel 79 torna a scrivere in maniera più profonda e sconvolgente che mai, raccontando le sue esperienze durante l’ internamento nella raccolta di poesie La terra santa, che nel 1993 vince il Premio Librex Montale.

La terra santa

Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch’io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c’era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.

Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.

Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E, dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettro-Schoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l’avello
anch’io mi sono ridestata
e anch’io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all’inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.

Nel 1986 esce dal terzo ricovero dall’ ospedale psichiatrico di Taranto, e fa ritorno a Milano, dove sembra finalmente conquistare l’ agognata serenità. Queste esperienze però segnano la sua vita e la sua arte, tanto che uno dei suoi libri in prosa, pregna di annotazioni, diari e racconti autobiografici a ruota libera, viene chiamato La pazza della porta accanto (1995).

Gli amori di Alda Merini

Dopo una relazione giovanile con Giorgio Manganelli, il 9 agosto del 1953 Alda Merini sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano, da cui ha quattro figlie: Emanuela, Flavia; e durante i brevi ritorni a casa dal secondo internamento al Pini, nascono Barbara e Simona, affidate ad altre famiglie. Al medico pediatra che ha in cura le sue prime due figlie, Pietro De Pascale, la Merini dedica una raccolta di poesie: Tu sei Pietro, pubblicato nel ’62.

Nel 1983 il marito muore, e la poetessa cerca di diffondere i suoi lavori tra gli editori italiani, ma senza successo, tanto da essere costretta ad affittare una stanza della sua casa ad un pittore francese.

Inizia in quel periodo a comunicare con il poeta Michele Pierri, che sembra apprezzare il suo talento ed i suoi lavori. Pierri diventa suo marito nel 1983 e i due vanno a vivere a Taranto. Qui oltre ad alcune poesie come La gazza ladra, la scrittrice pubblica il primo volume in prosa L’ altra verità. Diario di una diversa del 1986.

Ma il giorno che ci apersero i cancelli, che potemmo toccarle con le mani quelle rose stupende, che potemmo finalmente inebriarci del loro destino di fiori, oh, fu quello il tempo in cui tutte le nostre inquietudini segrete disparvero, perché eravamo vicine a Dio, e la nostra sofferenza era arrivata fino al fiore, e era diventata fiore essa stessa. (Da “L’ altra verità. Diario di una diversa.”)

Il ritorno a Milano

Negli anni successivi torna a Milano e riconquista una pace interiore. Alda frequenta spesso il caffè-libreria La Chimera, sui navigli, ed offre ai suoi amici i suoi dattiloscritti. Escono raccolte poetiche come Vuoto d’amore (1991) Ipotenusa d’ amore (1992). Con La vita facile del 1996 le viene assegnato il premio Viareggio e il premio Procida-Elsa Morante. 

Nel 2000 pubblica un altro capolavoro, L’ anima innamorata. Sono gli anni della produzione più ricca e del meritato riconoscimento. Nel 2004 una raccolta dei suoi testi viene cantata da Milva.

Nel 2003 e 2004 viene pubblicato da Einaudi Clinica dell’abbandono. Il libro è diviso in due sezioni: la prima, Poemi eroici, che comprende versi scritti alla fine degli anni novanta, la seconda, Clinica dell’abbandono, che raccoglie i versi degli ultimi anni. Nel 2007 Alda Merini riceve la Laurea Honoris Causa in Teorie della Comunicazione e dei Linguaggi all’ Università di Messina, tenendo una lectio magistralis.

Clinica dell’ abbandono

L’amore,
quello che io cerco
non è certo dentro il tuo corpo
che adagi su donne facili
senza alcuno spessore.
L’amore quello che voglio io
è la costante presenza
è l’occhio vigile del padrone
che arde del suo cavallo.
Così ho cavalcato cavalli d’ombra
e gli altri che mi hanno
visto correre senza briglie
mi hanno considerato pazza.
In effetti una donna che vive sola
senza uno scudo istoriato
senza una storia di bimbi
non è né madre né donna
ma un ibrido nome che viene
stampato in calce alla tua pagina.

Alda Merini muore, a seguito di un osteosarcoma, all’ Ospedale S. Paolo di Milano, il 1 novembre 2009.

2 Comments

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  1. Un donna di grande intelligenza, purtroppo non sempre compresa. Dalle sue esperienze ha tratto grande personalita e coraggio. Non si e’ mai arresa. Da persone come lei possiamo imparare moltissimo. Soprattutto l’umilta’.

  2. DA PICCOLO POETA POSSO ASSICURARVI CHE LA MERINI E’ STATA UNA DELLE POCHE POETESSE CHE NELLA SUA SOFFERENZA CI HA TRASMESSO POESIE INDIMENTICABILI GRAZIE ALDA PER L’EREDITA’ CHE CI HAI LASCIATO POETICAMENTE Rosario Sollami;

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